Norme editoriali

Regole di composizione dei manoscritti

  1. In caso di dubbi su come comporre il manoscritto, l’autore può fare riferimento al “modello di articolo”, anch’esso scaricabile dal sito Argonauti, in cui si può vedere come si presenta un articolo editato secondo le regole qui esposte.
  2. L’autore deve scaricare il template per Word specifico dalla stessa pagina del sito e lo deve allegare al suo file, per poter utilizzare gli stili di formattazione specifici previsti dalle regole di composizione.
  3. Il formato pagina del file deve essere TASSATIVAMENTE 17x24 cm (non A4).
  4. Le dimensioni minima e massima di un articolo deve rientrare nel range 20.000/35.000 caratteri, spazi inclusi (nel formato 17x24), compresa la bibliografia e le due versioni di abstract e parole chiave (in Italiano e in Inglese).
  5. L'articolo deve iniziare con il titolo, il nome dell'autore (o i nomi degli autori), seguito dai suoi (loro) titoli professionali e/o accademici.
  6. Il Riassunto (in Italiano) e l’Abstract (in Inglese) vanno inseriti entrambi nella prima pagina e devono essere di dimensioni tali (tra i 400 e i 750 caratteri, spazi inclusi) da non sconfinare nella seconda pagina dell’articolo – le misure non sono riferite alla pagina A4. I limiti nelle dimensioni degli elementi compresi nella prima pagina, sono determinati dall’organizzazione dell’impaginazione stabilita dall’editore.
  7. Ogni riassunto (abstract) deve contenere in modo chiaro i punti salienti dell'articolo, e deve essere espresso col soggetto in terza persona (esempi: "L'autore sostiene ..", oppure "La nevrosi è...", o “l’articolo affronta…”, e non "Io ritengo che...").
  8. Prima dell'Abstract in inglese deve comparire il titolo dell'articolo tradotto in inglese, in grassetto.
  9. Alla fine del Riassunto (Italiano) e dell'Abstract (Inglese) si devono scrivere cinque "Parole chiave", e cinque "Key words", rispettivamente, che indichino con chiarezza gli argomenti trattati. Queste parole chiave servono per la indicizzazione dell'articolo nelle banche dati internazionali, e vengono anche utilizzate per gli indici analitici dell'annata (se possibile, e per i termini bibliometrici, le parole chiave dovrebbero essere redatte secondo le linee guida dei Medical Subject Headings [MeSH] della National Library of Medicine [NLM] del National Institute of Health [NIH] degli Stati Uniti).
  10. Anche le cinque “parole chiave” e le cinque “key words” devono trovare posto nella prima pagina, insieme al “Riassunto” e all’”Abstract”.
  11. Si raccomanda di non formattare il testo manualmente con il tabulatore o con una serie di spazi (ad esempio quando si vuole andare a capo facendo rientrare la prima riga dei capoversi, oppure nella bibliografia), perché per elaborare il testo, questi spazi devono essere poi tolti uno per uno con ore di lavoro in più. Il testo va formattato in modo automatico con gli appositi comandi del programma di videoscrittura. Chi non è pratico di word processing è bene che non si cimenti in questi tentativi e si faccia aiutare da qualcuno pratico di queste procedure.
  12. Si raccomanda altresì di non aumentare gli spazi in verticale tra i paragrafi usando il tasto INVIO! I vari stili predisposti nel template per Word che avete allegato al file, provvedono già a inserire la giusta spaziatura verticale tra i paragrafi.
  13. Sono previsti 4 tipi di carattere: normale, TUTTO MAIUSCOLO, corsivo, grassetto (detto anche neretto):
  14. Il formato carattere di base o normale è Times New Roman 11.
  15. Quasi mai vi dovrebbero essere parole scritte in TUTTO MAIUSCOLO.
  16. Il titolo dell'articolo va in grassetto, allineato a sinistra e formattato come Titolo1.
  17. Il nome dell'autore va in corsivo.
  18. I titoli di eventuali parti in cui si suddivide l'articolo vanno in grassetto, allineati a sinistra e formattati come Titolo2.
  19. Anche il titolo Bibliografia va in grassetto, allineato a sinistra e formattato come Titolo2.
  20. I titoli dei paragrafi vanno in grassetto, allineati a sinistra e formattati come Titolo3.
  21. I titoli di eventuali ulteriori sottoparagrafi del testo vanno in corsivo e sempre allineati a sinistra;
  22. Il corsivo inoltre va usato per:
    1. le parole in lingua straniera e anche per evidenziare parole o frasi brevi dando loro una particolare enfasi;
    2. i titoli dei testi citati sia all’interno dell’articolo che nella bibliografia
  23. Per dare maggiore risalto a parole o frasi e anche per citazioni non letterali, è preferibile usare le virgolette inglesi (cioè quelle curve, come qui: “virgolette inglesi”, o “apici doppi”), mentre le citazioni esatte vanno tra virgolette caporali (cioè «virgolette caporali» [le virgolette caporali aperte si ottengono digitando ALT + 174, mentre quelle chiuse si ottengono digitando ALT + 175]).
  24. Se all'interno di una citazione si vuole saltarne una parte, è bene indicarla con tre puntini tra parentesi quadre – cioè così [...] – anziché solo coi tre puntini, altrimenti non si riesce a distinguere se i puntini siano nel testo originale.
  25. Si ripete che le citazioni che sono tra virgolette caporali devono essere esatte, e devono terminare con i riferimenti, tra parentesi, delle pagine e della data di pubblicazione dell’opera citata (ad esempio: (1938, 73-74) qualora non siano già state specificate prima.
  26. Si precisa che il rientro della prima riga di ogni paragrafo è di 0,5 cm, sia nel testo che nelle note (i titoli non hanno rientro), mentre nella bibliografia finale è sporgente di 0,5 cm.
  27. Non si devono mai lasciare degli spazi prima dei seguenti segni di interpunzione: . (punto) , (virgola): (due punti) ; (punto e virgola) ! (punto esclamativo) ? (punto interrogativo) ” (virgolette inglesi chiuse) » (virgolette caporali chiuse). Il motivo è semplice: l'inserimento di questi spazi, oltre a non essere corretto, può far andare a capo e quindi spezzare il testo, col risultato che si trova ad esempio un punto interrogativo o esclamativo (o delle virgolette) in un'altra riga.
  28. Per il motivo uguale ma opposto, si devono sempre lasciare degli spazi dopo questi stessi segni di punteggiatura, altrimenti si "legano" le parole e si impedisce di andare a capo, e inoltre non si devono lasciare degli spazi dopo le virgolette aperte.
  29. Per quanto riguarda i trattini, ve ne sono tre tipi: brevi ( - ), medi ( – ), e lunghi ( — ):
  30. I trattini brevi vanno riservati alle parole composte, ad esempio: "analisi storico-critica", oppure per i numeri, ad esempio: "negli anni 1970-80", "pp. 46-47", "pp. vii-viii", "pp. XV-XVI", (i trattini brevi non devono mai essere preceduti o seguiti da spazi).
  31. I trattini medi (che si ottengono digitando ALT + 0150) vanno invece usati per le frasi incidentali, cioè per aprire una sorta di parentesi nel testo, e in questo caso deve sempre esservi uno spazio prima e uno dopo il trattino (ad esempio: «Vede dottore – disse il paziente – oggi mentre venivo da...»); i trattini medi possono essere usati anche per indicare il segno meno.
  32. I trattini lunghi invece è preferibile non usarli mai. A proposito di anni, è preferibile scrivere "anni 1920, anni 1960, etc." invece che "anni Venti, anni Sessanta, etc.", in quanto questo permette di evitare fraintendimenti nel caso non sia del tutto chiaro il secolo a cui ci si riferisce (e questa regola è diventata particolarmente utile dopo il 2000).
  33. Le parole italiane che finiscono con la lettera "e" accentata hanno in genere l'accento acuto (perché, poiché, affinché, né, sé, ), tranne la terza persona singolare del presente del verbo essere (è), alcuni nomi comuni (bebè, caffè, tè, cioè, etc.) e alcuni nomi propri (Noè, Giosuè, Mosè, etc.).
  34. La lettera "e" maiuscola accentata si ottiene digitando alt + 0200 e non va scritta così: E'. La parola "sé" ha l'iniziale minuscola quando si usa come pronome (ad esempio: dentro di sé, lo tenne per sé,), mentre va sempre maiuscola (Sé) quando viene usata come concetto (ad esempio: il Sé e gli oggetti, le teorie del Sé, etc.).
  35. Si è scelto di NON pubblicare all’interno della Rivista l'indirizzo completo dell'autore e qualsiasi altro riferimento personale che potrebbe violarne la privacy. Il lettore che, per interesse scientifico, volesse mettersi in contatto con l’autore, dovrà rivolgersi all’Editore il quale agirà come intermediario.
  36. In nota a piè di prima pagina si mettono eventuali annotazioni riguardanti l'articolo (per queste note si utilizzano i simboli * e **, mentre per le note nel testo si utilizzano i numeri progressivi – si raccomanda di limitare al minimo le note a piè di pagina, che comunque non devono MAI essere utilizzate per i riferimenti bibliografici).
  37. Si raccomanda di essere chiari nell'esposizione e di non andare troppo spesso a capo; i capoversi dovrebbero denotare non le singole frasi, ma il passaggio da un argomento all'altro.

Invio dei manoscritti

  1. Il file deve essere inviato in doppia copia: una copia in formato Word (oppure RTF) e una copia in formato PDF.
  2. I file vanno inviati unicamente all’indirizzo: referees@argonauti.it per la valutazione in doppio cieco.
  3. Una volta ottenuta l’approvazione alla pubblicazione (entro 60 gg dalla data di invio), l’Autore dovrà inviare al medesimo indirizzo e-mail il modulo per la cessione dei diritti d’autore, precedentemente scaricato dal sito Argonauti. Con questo documento, l’Autore concede all’Università degli Studi di Padova, per tramite della Direzione della Rivista, l’esercizio esclusivo di tutti i diritti di sfruttamento economico sull’articolo, senza limiti di spazio ed entro i limiti temporali massimi riconosciuti dalla normativa vigente e con tutte le modalità e le tecnologie attualmente esistenti e/o in futuro sviluppate. Si intende pertanto compresa, inter alia, la riproduzione in ogni modo e forma, comunicazione – ivi inclusi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, anche i diritti di sfruttamento patrimoniale a mezzo di canali digitali interattivi (con qualsiasi modalità attualmente nota od in futuro sviluppata) – e distribuzione di cui l’articolo è suscettibile. Parimenti, l’Autore concede in esclusiva il diritto di tradurre, riprodurre, distribuire, comunicare l’articolo in qualsiasi lingua, in qualsiasi modo e forma, nonché i diritti di sfruttamento pubblicitario, il diritto di cedere a terzi i diritti loro spettanti sull’articolo, in tutto o in parte, sia a titolo oneroso che a titolo gratuito ecc., senza limiti di spazio ed entro i limiti temporali massimi riconosciuti dalla normativa vigente e con tutte le modalità e tecnologie attualmente esistenti e/o in futuro sviluppate.
  4. In deroga a quanto stabilito nel precedente paragrafo 3, trascorso un periodo non inferiore a due anni, l’Autore ha la facoltà di utilizzare il suo manoscritto in un’altra pubblicazione, previo accordo con la Direzione della Rivista e con l’obbligo di segnalazione/citazione della prima pubblicazione su Gli Argonauti.
  5. La rivista pubblica preferibilmente articoli originali, mai usciti precedentemente in alcuna forma; se un articolo è già stato pubblicato altrove o è in corso di pubblicazione (ad esempio come parte di un libro, di una rivista o in un'altra lingua), l'autore deve specificarlo e dare gli estremi di quella pubblicazione, perché questo è un elemento importante ai fini della decisione se pubblicarlo o meno.
  6. È assolutamente vietato proporre lo stesso articolo a più riviste contemporaneamente, poiché ciò farebbe lavorare inutilmente i referees di quelle riviste in cui l'articolo non potrebbe essere pubblicato se accettato da un'altra rivista. L'autore che, magari per risparmiare tempo, manda un suo articolo simultaneamente a più riviste commette una grave scorrettezza, mancando di rispetto non solo nei confronti della rivista ma anche del lavoro dei referees, che è molto impegnativo.
  7. Alcuni articoli, qualora appaiano molto scadenti anche ad un esame preliminare, oppure trattino argomenti incompatibili con la linea editoriale della Rivista, possono essere respinti prima ancora di inviare le copie in lettura anonima ai referees. In questi casi, all’Autore viene data risposta entro e non oltre un mese dalla data di ricezione dell’articolo.
  8. Altri articoli vengono accettati dalla direzione a suo insindacabile giudizio senza ricorrere al giudizio dei referees. In queste scelte, la direzione si vuole riservare un margine di discrezione e gli autori devono esserne consapevoli prima di inviare un loro scritto per una possibile pubblicazione. In ogni caso, i referees fungono da "consulenti", il loro giudizio non è vincolante ed è la direzione che si assume la responsabilità di accettare o rifiutare un articolo.
  9. Tutti gli articoli accettati in via preliminare, vengono assegnati "in doppio cieco" a non meno di 2 fino a 5 referees (ma a volte possono essere anche di più). La decisione di pubblicare/non pubblicare un articolo viene comunicata all'autore entro e non oltre due mesi dalla data di assegnazione del testo ai referees. In caso di rifiuto, all’autore vengono fornite anche le motivazioni del rifiuto.
  10. I testi degli articoli dovrebbero – per quanto possibile – essere scritti in modo tale da non poter identificare gli autori, affinché i referees anonimi possano giudicare l'articolo serenamente, senza essere influenzati da una loro eventuale conoscenza degli autori. Nel caso comunque gli articoli contengano parti da cui sia possibile risalire all’identità degli autori (ovviamente a cominciare dal nome in prima pagina, ma anche altrove), la direzione le modifica o le elimina dalla copia del file che viene inviato ai referees, per poi riutilizzare il file originario per l'eventuale pubblicazione (gli autori, quando inviano l'articolo, possono – e questa è una cosa gradita – già segnalare le parti dell'articolo che a questo scopo andrebbero tolte, ad esempio evidenziandole in giallo).
  11. Gli autori poi devono sapere che se un articolo non viene accettato per la pubblicazione ciò non significa necessariamente che l'articolo non sia "valido" o di "buona qualità": potrebbe essere anche molto valido e di ottima qualità, ma non interessare in quel momento alla Rivista; oppure ci potrebbero essere già troppi articoli in lista di attesa.
  12. Infine, quando inviano un articolo per la pubblicazione, gli autori devono sapere che in certi casi esso può venire pubblicato non nei mesi seguenti ma molto tempo dopo, per cui devono essere preparati a questa eventualità.

Riferimenti bibliografici

Riferimenti bibliografici nel testo

  1. All'interno del testo i riferimenti bibliografici si indicano col cognome dell'autore seguito da uno spazio e dall'anno della prima pubblicazione in lingua originale tra parentesi tonde – ad esempio "Freud (1899) disse .." – oppure col cognome dell'autore tra parentesi seguito da una virgola, spazio e anno – ad esempio "(Freud, 1899)". Si possono evitare le parentesi nel caso che l'anno e il nome dell'autore compaiano nel testo e non siano possibili fraintendimenti (ad esempio: "Freud nel 1899 affermò: «…).
  2. Se si vuole indicare la pagina, questa va indicata in parentesi nel testo preceduta da "p." dopo l'anno seguito da una virgola, e non nella bibliografia alla fine dell'articolo (ciò permette di fare nel testo diversi riferimenti alla stessa voce bibliografica senza doverla ripetere più volte nella bibliografia), ad esempio, "Freud, 1899, p. 54".
  3. Se la pagina si riferisce all'edizione originale e non alla traduzione italiana eventualmente indicata nella bibliografia alla fine dell'articolo, allora si deve aggiungere "ediz." (ad esempio: "Loewald, 1980, p. 56 ediz. orig."); se nella bibliografia alla fine dell'articolo sono indicate più traduzioni, allora si deve specificare l'anno della traduzione a cui si fa riferimento (ad esempio: "Loewald, 1960, p. 97 trad.it. del 1994"). Se vi sono diverse pubblicazioni dello stesso autore nello stesso anno, si fa seguire l'anno da lettere minuscole dell'alfabeto in progressione (ad esempio: "Rossi, 1981a, 1981b").
  4. Se vi sono tra parentesi più riferimenti dello stesso autore con indicato il numero delle pagine, le virgole serviranno a separare un riferimento dall'altro e non l'anno dalle rispettive pagine; il punto e virgola si usa per separare autori diversi, sempre all'interno della stessa parentesi.
  5. Se gli autori sono due, devono essere scritti entrambi e collegati dal simbolo "&", che può essere usato anche per collegare gli ultimi due autori se sono tre. Se gli autori sono più di tre, si scrive il cognome del primo autore seguito da et al. (in corsivo perché sono parole latine: et alii).

I riferimenti bibliografici nella bibliografia alla fine dell'articolo

  1. I riferimenti nella bibliografia alla fine dell'articolo devono essere solo quelli citati nel testo, cioè non è permesso elencare voci che non compaiono nel testo.
  2. Le voci vanno elencate senza numerazione, in ordine alfabetico secondo il cognome del primo autore e, nel caso di cognomi simili (ad esempio Melanie Klein e George Klein), secondo l'iniziale del nome di battesimo; se vi sono cognomi e iniziali di nomi di battesimo uguali, i nomi di battesimo vanno scritti per esteso (e possibilmente non si deve scordare, per maggiore chiarezza, la middle initial – a maggior ragione, questa regola va tenuta presente nel testo, soprattutto se vi sono autori che hanno uguale anche l'iniziale del nome di battesimo, ad esempio Daniel N. Stern e Donnel B. Stern).
  3. L'anno va tra parentesi subito dopo il cognome e l'iniziale del nome dell'autore, seguiti da un punto, così: "Freud S. (1910).". Se il nome proprio dell'autore è di due nomi (cioè se vi è anche una middle initial), così come è consuetudine nei paesi anglosassoni (ma a volte anche in Italia, ad esempio "Giovanni Andrea Fava", "Pier Francesco Rossi", etc.), si devono scrivere le due iniziali non separate da uno spazio (ad esempio: Fava G.A., Rossi P.F., Kernberg O.F., etc.). Le virgole devono separare un autore dall'altro, non il cognome di un autore dall'iniziale del proprio nome di battesimo (come prescritto dallo stile dell'APA), il che appesantirebbe il testo e potrebbe confondere.
  4. I titoli delle riviste e dei libri vanno sempre in corsivo (si ricordi che i titoli delle riviste e dei libri in inglese, ma non i titoli degli articoli, hanno le iniziali delle parole, esclusi gli articoli e le congiunzioni, in caratteri maiuscoli).
  5. I titoli degli articoli e dei capitoli di libri vanno invece sempre in caratteri normali, senza virgolette (queste sono riservate per titoli di conferenze, relazioni presentate a convegni, titoli di tesi di laurea, materiale non pubblicato, etc.). I titoli devono terminare con un punto.
  6. Per i libri, la città sede della casa editrice, seguita da due punti, va sempre prima del nome della casa editrice (ciò permette di distinguere la città dalla casa editrice nel caso di nomi poco noti); se l'anno di pubblicazione è diverso da quello originale, va messo dopo il nome della casa editrice preceduto da una virgola, altrimenti è sufficiente l'anno tra parentesi all'inizio della voce bibliografica dopo il nome dell'autore.
  7. Se, per motivi di ricerca storica (ad esempio nel caso delle opere di Freud), si vuole evidenziare che un lavoro è stato pubblicato uno o più anni dopo la sua stesura, si deve scrivere prima l'anno di stesura e poi l'anno di pubblicazione tra parentesi quadre, ad esempio: "Freud S. (1938 [1940])".
  8. Per gli articoli di riviste, dopo il titolo della rivista, una virgola e uno spazio, si scrive prima il numero del volume (che in genere identifica l'anno, per cui potrebbe essere omesso, ma non va tralasciato sia anche perché in certi casi non identifica l'anno, sia perché è una regola internazionale metterlo sempre), poi virgola, spazio, numero del fascicolo seguito da due punti, spazio, numeri della prima e dell'ultima pagina divisi da un trattino, punto.
  9. In quei casi di riviste in cui la numerazione delle pagine non è per volume (cioè per anno) ma per fascicolo, è importante non omettere il numero del fascicolo (come invece fanno molte riviste internazionali) altrimenti è impossibile capire di che fascicolo si tratta.
  10. Le pagine dei capitoli di libri invece, se specificate, sono precedute da "pp.". Si può fare una eccezione, a questo riguardo, per le opere di Freud o di altri autori che, seppur pubblicate come libri, nella stesura della bibliografia si possono considerare come "riviste", a cui va aggiunta però la casa editrice alla fine, ad esempio: "Freud S. (1914). Introduzione al narcisismo. OSF, 7: 413-472, Torino: Boringhieri, 1975.".
  11. I titoli delle riviste più conosciute possono essere specificati con le abbreviazioni internazionali, ma non è obbligatorio (l'abbreviazione ufficiale di Psicoterapia e Scienze Umane, che è stata assegnata dall'ISSN International Centre, è Sci. Um., ma è preferibile lasciare il nome intero; non va bene scrivere Psicot. Sc. Um. perché con "psicot." e "sc." iniziano anche le parole "psicotici" e "schizofrenia", inoltre "sci." è l'abbreviazione internazionale per "scienze").
  12. Se si tratta di lavori stranieri tradotti, mettere per quanto possibile la traduzione italiana tra parentesi preceduta da "trad. :" (l'anno dopo il nome dell'autore, all'inizio della voce bibliografica, deve essere comunque quello della prima edizione in lingua originale). Per le opere di Freud si può tralasciare l'edizione originale (quella inglese della Standard Edition, tra l'altro, utilizza l'anno di pubblicazione e non del reale completamento dell'opera, mentre l'edizione della Boringhieri riporta, più correttamente, l'anno in cui realmente Freud completò i lavori). Nel caso sia citato il capitolo di un volume anch'esso citato in bibliografia o nel caso siano citati più capitoli dello stesso volume, è preferibile far riferimento a quel volume, che a questo punto deve essere citato a parte, senza riscriverlo interamente ogni volta.
  13. Infine, nella bibliografia andrebbe indicato, alla fine di ogni voce bibliografica, il DOI (Digital Object Identifier), che è un codice che identifica in modo univoco la voce bibliografica. Il DOI può essere facilmente reperito su Internet, ad esempio facendo un “copia e incolla” della voce bibliografica su Google: compare quasi sempre l'articolo presso una banca dati, che riporta anche il DOI, che così può essere riportato nella bibliografia con un copia e incolla. Un altro modo facile per reperire il DOI è attraverso il sito DOI.org oppure CrossRef. Se non si riuscisse a reperire il DOI (ad esempio nel caso di voci bibliografiche di molti anni fa), ovviamente si omette.

Ecco alcuni esempi di voci bibliografiche:

Andrews G. (2001). Placebo response in depression: Bane of research, boon to therapy. British Journal of Psychiatry, 178, 3: 192-94. DOI: 10.1192/bjp.178.3.192.

Bateson G., Jackson D.D., Haley J. & Weakland J. (1956). Towards a theory of schizophrenia. Behavioral Science, 1, 4: 251-264 (trad. it.: Verso una teoria della schizofrenia. In: Cancrini L., a cura di, Verso una teoria della schizofrenia. Torino: Boringhieri, 1977, pp. 75-100).

Beck A.T. (1993). Cognitive therapy: Past, present, and future. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 61: 194-98. DOI: 10.1037/0022-006X.61.2.194.

Beck A.T., Rush A.J., Shaw B.F. & Emery G. (1979). Cognitive Therapy of Depression. New York: Guilford (trad. it.: Terapia cognitiva della depressione. Torino: Boringhieri, 1987).

Beebe B. (1983). Mother-infant mutual influence and precursors of self and object representation. In: Masling J., editor, Empirical Studies of Psychoanalytic Theories. Vol. 2. Hillsdale, NJ: Analytic Press..

Bellak L. & Small L. (1965). Emergency Psychotherapy and Brief Psychotherapy, 1st ed. (2nd ed.: 1978). New York: Grune & Stratton (trad. it.: Psicoterapia d'urgenza e psicoterapia breve. Roma: Il Pensiero Scientifico, 1983).

Benedetti G. (1988). "Intervento nel dibattito sulla relazione di John Gunderson al Convegno Internazionale New Trends in Schizophrenia", Bologna, 14-17 aprile (incisione su nastro).

Benedetti G. (1989). Comunicazione personale.

Freud S. (1899 [1900]). L'interpretazione dei sogni. Opere, 3. Torino: Boringhieri, 1966.

Freud S. (1910). Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci. Opere, 6: 213-276. Torino: Boringhieri, 1974.

Freud S. (1914a). Per la storia del movimento psicoanalitico. Opere, 7: 381-438. Torino: Boringhieri, 1975. Freud S. (1914b). Introduzione al narcisismo. Opere, 7: 413-472. Torino: Boringhieri, 1975.

Freud S. (1938 [1940]). Compendio di psicoanalisi. Opere, 11: 569-634. Torino: Boringhieri, 1979.

Galli P.F. (1992). La persona e la tecnica. Appunti sulla pratica clinica e la costruzione della teoria psicoanalitica. Milano: Il Ruolo Terapeutico, 1996 (II ed.: Milano: Franco Angeli, 2002).

Goldberg A., editor (1983). The Future of Psychoanalysis. New York: International Universities Press.

Kernberg O.F. (1981). Structural interviewing. Psychiatric Clinics of North America, 4, 1: 169-195 (trad. it.: La intervista strutturale. Psicoterapia e Scienze Umane, 1983, XVII, 4: 22-55). Anche in: Severe Personality Disorders. Psychotherapeutic Strategies. New Haven, CT: Yale University Press, 1984, chapter 2 (trad. it.: Disturbi gravi della personalità. Torino: Bollati Boringhieri, 1988, cap. 2).

Kernberg O.F. (2001). "Some thoughts regarding innovations in psychoanalytic education". Presented at the International Psychoanalytic Association (IPA) Executive Council Meeting in Puerto Vallarta, Mexico, January 7, 2001. Final Draft: January 30, 2001 (trad. it.: Alcuni pensieri sulle innovazioni nella formazione psicoanalitica. Psicoterapia e Scienze Umane, 2003, XXXVII, 2: 35- 49).

Kernberg O.F., Burnstein E., Coyne L., Appelbaum A., Horowitz L. & Voth H. (1972). Psychotherapy and psychoanalysis: Final report of the Menninger Foundation's Psychotherapy Research Project. Bulletin of the Menninger Clinic, 36: 1-275.

Kohlberg L., La Crosse G. & Ricks D. (1972). The predictability of adult mental health from childhood behavior. In: Wolman B.B., editor, Manual of Child Psychopathology. New York: McGraw-Hill.

Liberman R.P. & Falloon I.R.H. (1983). Interactions between drug and psychosocial therapy in schizophrenia. Schizophrenia Bulletin, 4: 543-554 (trad. it.: Interazione tra farmaci e terapie psicosociali nella schizofrenia. Psicoterapia e Scienze Umane, 1990, XXIV, 1: 47-68).

Liotti G. (1985). Un modello cognitivo-comportamentale dell'agorafobia. In: Guidano V.F. & Reda M.A., a cura di, Cognitivismo e psicoterapia. Milano: Franco Angeli, cap. 7, pp. 149-170.

Loewald H.W. (1960). On the therapeutic action of psychoanalysis. International Journal of Psychoanalysis, 41: 16-33. Anche in: Loewald, 1980, cap. 14, pp. 221-256 (trad. it.: L'azione terapeutica della psicoanalisi. Psicoterapia e Scienze Umane, 1993, XXVII, 4: 99-116 [I parte], e 1994, XXVIII, 1: 95-115 [II parte]).

Loewald H.W. (1980). Papers on Psychoanalysis. New Haven, CT: Yale University Press (trad. it. parziale: Riflessioni psicoanalitiche. Milano: Dunod Masson, 1999).

Merini A., a cura di (1977). Psichiatria nel territorio. Milano: Feltrinelli.

Minguzzi G.F. (1986). E' possibile valutare i risultati della psicoterapia? Giornale Italiano di Psicologia, 13, 1: 7-13.

Oyebode F. & Humphreys M. (2011). The future of psychiatry. British Journal of Psychiatry, 199: 439- 440. DOI: 10.1192/bjp.bp.111.092338.

Sandler J. & Rosenblatt B. (1962). The concept of the representational world. Psychoanalytic Study of the Child, 17: 128-145 (trad. it.: Il concetto di mondo rappresentazionale. In: Sandler J., a cura di, La ricerca in psicoanalisi. Vol. 1: Il Super-Io, l'ideale dell'Io e altri scritti. Torino: Boringhieri, 1980, cap. 7, pp. 102- 120).

Spence D. (1982). Narrative truth and theoretical truth. Psychoanalytic Quarterly, 51, 1: 43-69.

 

Seguono ora le norme di riferimento per tre importanti aspetti (il conflitto di interessi, il consenso informato, i diritti umani e degli animali nel caso di sperimentazioni umane o sugli animali), secondo le direttive degli "Uniform requirements for manuscripts submitted to biomedical journals" dell'International Committee of Medical Journal Editors (ICMJE) del febbraio 2006 (Go to the English version).

Conflitto di interessi

Un conflitto di interessi può sussistere quando un autore (o la sua istituzione), un referee o un membro della redazione hanno rapporti personali o economici che possono influenzare in modo inappropriato il loro comportamento. Questo conflitto può esistere anche se il soggetto ritiene che tali rapporti non lo influenzino. Sta alla direzione della Rivista gestire nel miglior modo possibile eventuali conflitti di interessi (ad esempio tramite il sistema dei referees anonimi in doppio cieco) e agli autori può venire richiesta una dichiarazione in merito. La rivista Gli Argonauti è completamente indipendente e auto-finanziata non riceve finanziamenti di alcun tipo, come scelta di principio non ospita mai pubblicità ed è completamente autonoma da qualunque istituzione o associazione pubblica o privata.

Consenso informato

L'esposizione di eventuale materiale clinico deve essere sempre fatta in modo attento, tale che non sia assolutamente possibile identificare il paziente (ad esempio cambiando nome, iniziali, città, nome di ospedali, professione e possibilmente sesso, impiego, caratteristiche della famiglia, etc., salvo che non si tratti di elementi assolutamente rilevanti per la comprensione del caso).

Se vi è un pur minimo dubbio che non sia stata raggiunta la completa anonimità del paziente di cui si parla nell'articolo, occorre ottenere il consenso informato e menzionarlo nell'articolo pubblicato. È inoltre necessario che anche il paziente si impegni a non rivelare a nessuno che l'articolo si riferisce a lui (altrimenti si infrange il segreto professionale e la responsabilità ricade comunque sull'autore dell'articolo), per cui l'autore dell'articolo è tenuto a richiedere al paziente un impegno in tal senso.

Diritti umani e degli animali

Se vengono riportati esperimenti umani, gli autori devono indicare che le procedure seguite sono in accordo con le normative vigenti e con la Dichiarazione di Helsinky del 1975 così come è stata revisionata nel 2000.

Se vengono riportati esperimenti su animali, gli autori devono indicare che le procedure seguite sono state in accordo con le normative vigenti sia in Italia sia nel paese dove sono stati condotti gli esperimenti, se diverso dall'Italia.